Spesso vediamo, ascoltiamo e, più raramente, leggiamo
interviste sul post Covid-19, sul cosa faremo, come reagiremo, quello che
vogliamo lasciarci definitivamente alle spalle, come riprenderemo. Poco
pragmatici, non ci soffermiamo su quello che vogliamo oggi, ora, nell’attimo
presente. Sia nelle scelte personali, sia nell’impegno comunitario: – vogliamo
una cultura dell’avere o del dare? Rientriamo o no tra i “prendi”[1]?
– Accanto a questa scarsa propensione a calarci nel presente, registro che ci
sono notizie che passano, ma meriterebbero una maggiore attenzione, perché
portatrici di novità. Una di queste, nel 2019, è stata l’assegnazione del Nobel per l’Economia a Esther Duflo,
Abhijit Banerjee e Michael Kremer. Non è una notizia fresca, ma vorrei sottolineare
alcuni aspetti che potrebbero essere stati dimenticati o, come dicevo,
sottovalutati. Sinteticamente, li riprendiamo e potrebbero tornarci utili per
la consueta riflessione settimanale.
Esther Duflo, donna, è la più giovane persona ad aver vinto
il Nobel per l’Economia: questa è una notizia! La Duflo, nonostante la giovane età, aveva già vinto la
Clark Medal, un prestigioso riconoscimento per giovani economisti. Docente al
MIT, da anni punto di riferimento per chi si occupa di povertà e sviluppo. Dieci
anni dopo Elinor Ostrom, premiata per i suoi lavori sui beni comuni, è la
seconda donna a ricevere il Nobel in Economia. E sì, anche questa è una
sorprendente notizia! Queste due economiste hanno molto in comune: povertà (Duflo) e beni comuni (Ostrom); hanno a che fare concretamente
con persone (reali), con relazioni sociali e con la lotta alle forme di povertà.
Teniamo conto che la distruzione dei beni comuni, alla stregua dell’ambiente, è
una forma di povertà. Entrambe hanno colto che i “beni relazionali” hanno a che
fare con la riduzione delle povertà e nella salvaguardia dei beni comuni.
Economia è sostantivo di genere femminile. Le donne sono più
attente alle relazioni, vedono i dettagli, trovano le piccole soluzioni
possibili, qui e ora, e le grandi, quelle decisive per il benessere concreto
della gente.
Il lavoro della Duflo e dei colleghi ci ha insegnato molte
cose sulle povertà che, purtroppo, sono in buona parte sconosciute a chi si
occupa di politiche pubbliche. Innanzitutto, la lotta alla miseria e
all’esclusione per avere successo richiede la politica dei “piccoli passi”. Tradizionalmente,
in questi anni, le politiche di sviluppo erano concentrate sulla cooperazione
internazionale, sui grandi capitali e sugli investimenti infrastrutturali. Lo
sforzo paziente e concreto dei tre economisti è stato di convincere le Ong e i
capi-villaggio dell’importanza di investire due euro per acquistare una
zanzariera. Due euro per salvarli (adulti e bambini) dalla malaria. Tutto
questo, mentre i governi non bonificavano e le case farmaceutiche non offrivano
soluzioni economiche accessibili. Questo Nobel può aiutare l’economia e gli
economisti a distinguere tra povertà
e miseria. La miseria e
l’esclusione sono sempre negative, mentre la povertà conosce anche la sua
declinazione positiva, che è la beatitudine, riservata a chi, come Francesco
d’Assisi, la sceglie per liberare chi non l’ha scelta, ma l’ha solo subita.
La strategia dei piccoli passi è donna, perché è fatta di buon
senso da chi gestisce quotidianamente la propria casa reale e non la casetta di
Barbie.
Altro punto interessante: – la povertà si manifesta con
carenza di redditi, ma la sua
natura vera è una carenza di beni
capitali: sociali, educativi, sanitari, familiari …- Quindi, curare le
povertà lavorando sui redditi, senza curare questi “capitali” (delle persone e
delle comunità) è inefficace e spesso produce l’aumento delle stesse povertà
contrastate che si volevano ridurre.
Infine, la Duflo, in questi anni ci ha ricordato più volte e
a più riprese che la povertà è, soprattutto, una questione che riguarda i
bambini e le donne. I poveri sono in massima parte bambine e donne.
Immaginiamo il nostro consueto percorso da quattro punti
convergenti verso il Reddito di fratellanza.
Il primo e il secondo punto, nell’ordine, sono la Cultura del dare e questa Strategia
dei piccoli passi. Per aiutarci a riflettere, ripetiamo brevemente le frasi
stimolo:
1) La strategia dei piccoli passi è donna.
2) La povertà non è una faccenda di flussi, ma di stock, non
solo di redditi, ma di capitali[2].
3) I beni relazionali hanno a che fare con le povertà e con
la distruzione dei beni comuni.
4) Oggi, occuparsi di povertà è occuparsi prioritariamente
di bambini, di donne, di madri.
Ci lasciamo con una maggiore consapevolezza che se vogliamo
il cambiamento, solo se lo vogliamo, è oggi, non domani, adesso, non tra un
po’, dipende da ciascuno di noi e non da altri. Alla prossima.
Filippo Pagliarulo
[1]
Istinct Istinto primordiale (film, 1999 – Turteltaub)La lezione di antropologia di Antony Hopkins ci restituisce la
gratuita disumanità degli oppressori. Il film, anche se non rientra tra i miei
preferiti, offre preziosi spunti di riflessione su due temi fondamentali per
l’uomo di oggi: il controllo e l’illusione della libertà.
[2] Capitali sociali, educativi, sanitari,
familiari, culturali, relazionali.
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